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LA PROPOSTA
La danza, movimento armonico dei corpi, può diventare anche arte della relazione vissuta in uno spazio e scandita dal tempo regolare, che diventa ritmo. Ogni corpo vive in relazione, dentro un ritmo che scandisce lo scorrere della vita. Ma non solo, ogni corpo è in relazione con altri corpi in movimento e, insieme, tutto il cosmo è in relazione con Dio. È per questo che danzare, nella Bibbia, è atto di culto. Il termine più comune che esprime la danza rituale biblica è “machol” che viene dalla radice “hag”, termine ebraico con il quale si designa una festa. Essa comprende anche il significato di cerchio e quindi il tipo di danza, che, solitamente, veniva fatta in un luogo sacro.
Nelle feste più importanti di Israele la danza riveste un ruolo determinante e fa parte delle cerimonie ufficiali in cui il popolo esprime la lode a Dio. Avendo come modello la lode di Israele, impariamo a pregare con la danza, ma con una danza che ci apre a una logica diversa di vivere, perché ci insegna ad accogliere con gioia, tenerezza e libertà, l’estrema fragilità di ciascun vivente che ci circonda. Così tutto, in noi e intorno a noi, potrà annunciare la gioia di essere, insieme, sale della terra e luce del mondo.
Danzare per il Signore non è mai una questione di tecnica, ma di cuore. Quando l’intenzione è pregare, anche il movimento del corpo esprime la preghiera. Sono necessari, tuttavia, alcuni accorgimenti pratici:
- un abbigliamento comodo, per muoversi liberi, insieme agli altri
- evitare abiti troppo scollati e corti, per custodire il rispetto degli altri e di sè stessi, onorando insieme il Signore che ci ha creati per la gioia